Un miracolo comune:

l’accadere di molti miracoli comuni.

[…]

Un miracolo supplementare, come ogni cosa:

l’inimmaginabile

è immaginabile.

W. Szymborska

Miracolo: un avvenimento (anche quotidiano, comune) da ammirare. Per qualcuna è stato l’esorcizzare della tristezza della domenica pomeriggio, già protesa verso una settimana lavorativa; per altri semplicemente il radunarsi di un gruppo così eterogeneo (soprattutto per età) attorno a temi opachi e vaghi quanto la “cultura rigenerativa”. Per me, il miracolo più ammirevole di tutti è stato veder ricomparire a ogni incontro, anche da angoli lontani della nostra isola-continente, lo stesso piccolo nucleo di persone; costruendo una familiare consuetudine, un festante ritrovarsi, di cui sentirò presto la mancanza.

Il laboratorio di editoria cartonera che ha concluso la rassegna RIGENERAZIONI. Caltagirone, 3 luglio 2022

Se accogliamo la lezione della sapiente Wislawa Szymborska, più volte evocata nei nostri incontri, potremmo dire che i sei incontri di RIGENERAZIONI – circolo di arti e culture rigenerative, tenutisi a Caltagirone (tra il Giardino dell’Educandato San Luigi, sede del progetto Piazza di Terra, il Museo Diocesano e Piazza del Volontariato) a domeniche alterne tra il 24 aprile e il 3 luglio 2022, sono state occasioni — quasi pretesti — per rivivere dei piccoli miracoli comuni: l’emozione della parola poetica recitata dal vivo, l’eccitazione di un nascondino giocato da adulti, l’arricchimento reciproco nella condivisione del proprio vissuto, il sapore del pane ancora caldo condito con un olio d’oliva piccante e verdeintenso, la scoperta di un libro, un film, un’opera d’arte; su tutto e prima di tutto, il piacere di radunarsi per creare uno spazio, sicuro e fecondo, dove il cerchio diventa più grande della somma delle circonferenze individuali. Dove il respiro di tutte e tutti alimenta la bolla di una narrazione collettiva in via di rigenerazione; dove l’inimmaginabile, appunto, diventa immaginabile.

Il tema della rigenerazione è diventato frequente nel dibattito pubblico contemporaneo. Si parla tanto di rigenerazione urbana, anche se talvolta questo termine si associa a interventi di speculazione immobiliare che innescano processi di gentrificazione, e ad azioni che promuovono più il decoro urbanoche il benessere delle comunità locali. Si parla più spesso anche di rigenerazione come approccio globale che si affianca alla sostenibilità e la travalica, nella consapevolezza che il sistema socioeconomico globale va radicalmente cambiato e non cosmeticamente riformato. Così, l’agricoltura rigenerativa diventa un’alternativa a quella biologica, proponendosi di ripristinare e aumentare la fertilità dei suoli anzichè semplicemente evitare l’uso di fertilizzanti e pesticidi chimici; anche in contesti industriali si studiano sistemi per rigenerare materiali e prodotti in modo da allungarne la durata in un’ottica di economia circolare: malgrado la persistenza di filiere tessili totalmente insostenibili dal punto di vista ecologico e sociale (il cosiddetto fast fashion), potremmo trovarci ad acquistare capi di lana o cotone rigenerati; nel mezzo del delirio di un’industria tecnologica ancora tristemente popolata da prodotti a obsolescenza programmata, non è ormai infrequente acquistare cellulari o computer rigenerati, dando così una seconda vita a prodotti già usati.

Una delle copertine di RIGENERAZIONI.

Quello su cui non si discute abbastanza, tuttavia, è la complessità e l’ambizione intrinseche nel concetto di rigenerazione: un concetto, come abbiamo visto negli incontri della rassegna, ricco di sfaccettature e accezioni. Rigenerare significa innanzitutto risanare, ricostituirsi, guarire per continuare a vivere: tutto ciò presuppone un accidente, una mutilazione, un evento di rottura. In biologia, infatti, la rigenerazione indica il processo di ricostituzione di parti, organi o tessiti lesi da un trauma o una mutilazione: è quello che fa una stella marina quando ricrea un braccio perduto. Ma è anche quello che fa l’ecosistema Terra quando si trova turbato nei suoi equilibri dalle attività di una specie vivente — fenomeno cui spesso si da il nome di Antropocene, l’era geologica in cui viviamo.

L’ecosistema Terra risponde agli squilibri antropici mutando il suo eqilibrio, ridistribuendo e modificando gli habitat (per esempio in risposta ai cambiamenti climatici) e lanciando dei feedback alle specie viventi, che si adattano alla nuova situazione o si estinguono. Nonostante la devastazione creata, la specie umana è l’unica a poter ancora intervenire (ancora per poco) per limitare gli effetti perturbanti da essa stessa causati. In questo senso, la specie umana può contribuire alla rigenerazione del pianeta Terra. Molte persone hanno ben recepito il feedback e si stanno già adoperando, in molte parti del pianeta. In questo consiste la nostra speranza, che però sarebbe vana se non fosse una speranza attiva (per dirla alla Joanna Macy), se si riducesse a un fiducioso attendismo.

L’emozione della parola poetica recitata dal vivo, l’eccitazione di un nascondino giocato da adulti, l’arricchimento reciproco nella condivisione del proprio vissuto, il sapore del pane ancora caldo condito con un olio d’oliva piccante e verdeintenso, la scoperta di un libro, un film, un’opera d’arte

Già così la rigenerazione diventa più difficile a dirsi che a farsi. Le cose si complicano ulteriormente quando consideriamo che il concetto di rigenerazione ha una seconda accezione fondamentale: quella di cambiamento profondo e radicale che si attua in una comunità e la investe in molti aspetti comunicanti: spirituale, sociale, culturale, produttivo, e così via. In questo senso ampio la intendeva Giacomo Leopardi quando scriveva che “riduciamo a un giuoco e a un passatempo la letteratura, dalla quale sola potrebbe aver sodo principio la rigenerazione della nostra patria”. Anche se potremmo voler superare l’idea di patria nel senso moderno di stato-nazione, potremmo comunque accettare il consiglio di Leopardi e pensare alla rigenerazione come un processo sistematico e radicale che ha bisogno di essere alimentato da tutto il sapere e le arti di cui disponiamo. Giocando in casa, Leopardi ci propone la letteratura come arte e forma culturale tramite cui innescare un processo di rigenerazione.

Rigenerare con le arti e con le culture: ecco un’altra bella sfida! Per farlo, bisogna innanzitutto riconoscere che considerare tutte le manifestazioni della cultura e delle arti rigenerative di per sè sarebbe frettoloso e fuorviante. Pensiamo, ad esempio, a forme di cultura discriminatorie ed essenzialmente degenerative, come la cultura del suprematismo razziale o a tutte le culture ancillari che hanno prodotto — e continuano a produrre — i desideri su cui si basa l’attuale economia basata sul consumo e sui combustibili fossili, come ha spiegato bene Amitav Ghosh.

In questo consiste la nostra speranza, che però sarebbe vana se non fosse una speranza attiva, se si riducesse a un fiducioso attendismo.

La cultura rigenerativa è innanzitutto un setaccio critico (il termine siciliano crivu, setaccio, e la parola critica condividono la stessa radice: il verbo greco krino, che significa distinguere,  giudicare, passare al vaglio, appunto) che scandaglia le forme di arte e di cultura per trovare gli ingredienti necessari per nutrire processi rigenerativi. Ciò significa riflettere sull’impatto ecologico e sociale di un prodotto culturale, ma anche sui processi emotivi che esso potrebbe suscitare nel suo pubblico: se l’intento è rigenerare, dunque guarire e al tempo stesso cambiare radicalmente, allora siamo in cerca di forme d’arte e di cultura che suscitino emozioni profonde ma che, allo stesso tempo, inducano alla cambiamento, non alla paralisi o all’autocompiacimento.

Una pagina di RIGENERAZIONI

Insomma, se prendiamo sul serio il concetto di rigenerazione, ci rendiamo conto che non è affatto un miracolo comune: è un miracolo possibile ma che richiede perseveranza, partecipazione e strumenti adatti. Potremmo dire allora che la rigenerazione stessa è un’arte (un’espressione creativa che richiede perizia tecnica) e una cultura, nel senso che richiede conoscenza, consapevolezza, progettazione collettiva. Ma se sappiamo cercare e setacciare per bene nell’enorme repertorio della cultura umana e delle arti troveremo strumenti efficaci per qualsiasi tipo di rigenerazione. 

Fino ad adesso, abbiamo solo grattato la superficie, ma abbiamo anche compiuto dei passi importanti: abbiamo riscoperto il potere della creatività collettiva, l’importanza della connessione con il nostro corpo prima ancora che con l’ecosistema che abitiamo; abbiamo capito, insieme a Maria Attanasio, che cambiare la narrazione collettiva dominante non solo è possibile, ma anche propedeutico a ogni processo di rigenerazione; abbiamo assaggiato il potenziale dell’arte nell’evidenziare o creare relazioni; abbiamo riscoperto quanto è importante il gioco, con tutto il suo portato di esplorazione, gioia e immaginazione …

Le pagine che seguono, rilegate in un libro artigianale realizzato con cartone riciclato e carta ecologica, raccolgono alcuni dei risultati — i più trascrivibili — dei sei incontri calatini di RIGENERAZIONI. Sono il frutto di tante mani, di tante teste pensanti e soprattutto del clima di condivisione aperta e orizzontale che si è creato durante gli incontri del circolo.

Gli Annali di Calacte sono i testi redatti durante e a seguito dell’incontro di immaginazione narrativa che ha visto la partecipazione di Maria Attanasio. L’obiettivo era trovare tracce per costruire una nuova narrazione collettiva che partisse dalla reimmaginazione del passato e del futuro di un luogo reale e letterario insieme: Calacte.

Krivu / il setaccio critico nasce direttamente dalle condivisioni in cerchio durante gli incontri: sono proposte di forme d’arte e cultura rigenerative che hanno passato il vaglio dei nostri criteri per la cultura e le arti rigenerative.

L’albero della poesia presenta un componimento poetico nato da un esercizio di scrittura collettiva intrapreso durante il primo incontro, che ci è servito come rituale di apertura nel corso degli incontri successivi.

Per chiudere questa introduzione e lasciarvi entrare nel vivo di questo libro cartonero, vorrei ringraziare tutte le persone che, in maniera diversa, hanno contribuito alla riuscita di questo circolo. Dalle varie impressioni che ho ricevuto, sento che RIGENERAZIONI è venuto per restare con noi per un po’ di tempo. 

Potremmo dire allora che la rigenerazione stessa è un’arte (un’espressione creativa che richiede perizia tecnica) e una cultura, nel senso che richiede conoscenza, consapevolezza, progettazione collettiva

Un grazie particolare va al gruppo di Extopia APS, di cui faccio parte, che generosamente nutre il progetto Piazza di Terra e i piccoli miracoli quotidiani — tra cui questa rassegna e questo stesso libro! — che avvengono nel Giardino dell’ex-Educandato San Luigi, un luogo rigenerato che continua a vivere nella cura condivisa di chi se ne occupa e ne raccoglie i molteplici frutti: Alisa Marghella, Piero Pitrolo Gentile, Cristian Alario, Verdiana Scivoli, Giacomo Pompeo, Michele Russo, Vittoria Lo Dico, Letizia Mondio, Simone Guerrera, Federica Alba di Raimondo, Fabio Navarra, Riccardo Drago.

Grazie al Comune di Caltagirone (in particolare all’assessora Lara Lodato) per il patrocinio concesso all’iniziativa e per il supporto nella promozione degli incontri.

Grazie alle già menzionate Alisa e Federica per avermi aiutato a pensare e preparare e nutrire di stimoli due degli incontri.

Grazie a Maria Attanasio per la presenza, l’incoraggiamento entusiasta, la magia che scaturisce dalle sue parole.

Grazie ai già menzionati Fabio e Giacomo per la documentazione fotografica.

Grazie a tutte le persone che hanno partecipato ad uno o più incontri della rassegna, arricchendo il circolo di idee, esperienze, suggestioni, pratiche. In ordine sparso, oltre a tutte le persone già menzionate: Monica Venniro, Lorena Scuto, Giuseppe Busacca, Filippo Paterniti, Eleonora Pagano,  Francesco Sammartino, Gaia Nicastro, Selena Meli, Giuseppe Lissandrello, Francesco Amato, Fiorenza Di Bella, Anna Montemagno, Maria Irene Di Gregorio, Alberto Busacca, Ileana Alparone, Maurizio Oriente.

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