Quando una dichiarazione d’amore collettiva alla Terra diventa virale

Come innescare processi di trasformazione profonda che abbiano anche la “viralità” necessaria per diffondersi a macchia d’olio e attecchire rapidamente? Ce lo siamo chiest* spesso, con le studentesse e gli studenti del corso di Ecological Humanities: Esperimenti di cultura rigenerativa alla Scuola Superiore di Catania. Laddove la cultura mainstream detiene troppo spesso il monopolio sulle bolle che infiammano i social per brevi intervalli di tempo, come si può occupare quell’enorme piazza virtuale con interventi di arti e culture rigenerative?

Una dichiarazione d’amore sincera. Una presa di coscienza proattiva verso una Terra che va curata. Verso un mondo economico, sociale e ambientale che va rivoluzionato.

Eugenio in Via di Gioia

La mattina del 29 marzo, un’insolita immagine serpeggia sui social media, rimbalzando anche su alcune importanti testate giornalistiche. È una foto dal drone che ritrae un’enorme scritta sulla pavimentazione della piazza più iconica di Torino, Piazza San Carlo: TI AMO ANCORA. Quando l’ho vista, ho pensato subito a una colossale “bravata” d’amore: un disperato tentativo per attrarre l’attenzione di un* amante perdut*. E ho continuato con la mia giornata. Poi, però, ho ripensato alle dimensioni del gesto e alla logistica della colossale iscrizione: doveva trattarsi di qualcosa di più grande, di collettivo.

Ti amo ancora. Dal profilo IG degli Eugenio in Via Di Gioia. Foto dal drone di @zallo__giafferano

L’ambiguità e il mistero alimentano una bolla che in poco tempo dilaga sui feed italiani e di mezza Europa. Le ipotesi si inseguono. Arrivano immancabili le opinioni forti, soprattutto di condanna. Arrivano anche le parodie, come spesso accade in questi casi. Nella società della performance, un’espressione di tali proporzioni non può passare inosservata. E la curiosità per l’anonimato della dichiarazione d’amore fa il resto. Chi ama (ancora) chi? La bolla esplode.

Nella stessa giornata del 29 marzo, arriva la “rivendicazione” della band torinese Eugenio in Via di Gioia:

È la dichiarazione d’amore di oltre 150 persone che questa notte hanno condiviso 6 ore di partecipazione collettiva, di presidio artistico, di vita vera in una delle piazze più belle di Torino per fare esplodere il proprio sentimento d’amore. Con gessetti da scuola elementare, scotch di carta e un metro da sartoria.

Eugenio in Via Di Gioia

Ma amore per chi, o cosa? Per scoprirlo, bisogna discendere dalla prospettiva del drone e tornare con i piedi sullaTerra: infatti la soluzione è scritta proprio lì, sotto la ultima, enorme “A” di “ANCORA”, nello spazio di appena tre sanpietrini. Ti amo ancora, Terra.

Ti amo ancora … Terra. Foto di Nicolas Lozito, pubblicata su un numero della sua newsletter “Il colore verde” dedicato all’intervento torinese.

Secondo quanto ricostruito da Nicolas Lozito, giornalista torinese che ha dedicato all’intervento torinese un numero della sua newsletter Il colore verde, la scritta rimane esposta per appena 15 ore. A cancellarla non sarà però la pioggia, come previsto (e sperato) dagli Eugenio, ma gli spazzoloni della nettezza urbana. La sera del 30 marzo gli Eugenio tornano su Instagram con una serie di video che raccontano quanto accaduto nella lunga notte precedente. La scritta è ormai scomparsa, “ma c’è una storia in più da raccontare”: una vera storia d’amore che coinvolge e raduna una comunità poliedrica in una dichiarazione collettiva, di specie, verso il pianeta Terra.

Per rispondere alla domanda aperta all’inizio dell’articolo (come rendere virale un’opera rigenerativa?), cercherò di analizzare un po’ più a fondo l’intervento torinese per individuare gli elementi che lo hanno reso non solo rigenerativo, ma anche efficace dal punto di vista mediatico.

1. L’artigianalità

Malgrado la momumentalità dell’iscrizione, l’intervento fa uso degli strumenti più semplici: gessetti, scotch di carta, un metro da sartoria. Questa metodologia rende possibili alcuni elementi-chiave dell’intervento, a cominciare dalla sua stessa monumentalità (difficile immaginare una stampa di tali dimensioni, ad esempio), oltre a ridurne al minimo i costi. La cosa più importante, però, è che la sua artigianalità convoca tantissime mani per colorare i numerosissimi sanpietrini. La socialità e la creatività collettiva che si sprigionano nella sfida (come si vede bene nel quarto video nel post degli Eugenio) creano il valore aggiunto che dà senso a questa dichiarazione d’amore collettiva. La pratica artigianale collettiva ha il potere di radunare una comunità e sprigionare una creatività immaginativa che va molto oltre il genio solitario: provare per credere.

Finalmente ci rendiamo conto che dentro quella scritta non c’è solamente una dedica, c’è il significato più profondo di collaborazione, condivisione, comunità.

Eugenio in Via Di Gioia

2. L’impermanenza

Il carattere effimero dell’intervento è una delle ragioni della sua potenza poetica. Come insegna l’estetica giapponese del wabi-sabi, c’è una bellezza particolare nelle cose fragili e impermanenti. È un’estetica che racchiude, senza mai farne un vanto, un’etica della leggerezza, del non gravare sulla Terra con residui ingombranti e difficilmente decomponibili. Inoltre, quando un’immagine non è fatta per durare, la sua potenza vitale si sprigiona nel momento della sua iscrizione. Lo sapevano bene i pittori (o le pittrici) neolitici che dipinsero le pareti del villaggio oggi noto come Çatalhöyük: affreschi dalle geometrie complesse ma destinati a scomparire in fretta, ricoperti da altri strati di intonaco. La spinta propulsiva e rigenerativa del ben più recente intervento torinese risiede nell’intensità del suo processo di iscrizione; nella “vita vera” che si sprigiona in questo processo.

3. La comunità e la Piazza

La dinamica principale della performance può sembrare interpersonale: una dichiarazione d’amore tra due persone. Tuttavia, man mano che comprendiamo i dettagli della storia, tutto assume una dimensione collettiva. Anche il processo di iscrizione è collaborativo: nei video che raccontano l’impresa, la piazza è popolata da tante formichine che lavorano in maniera coordinata. Il gruppo si evolve nel corso della nottata, e ben presto il processo di iscrizione collettiva diventa un’occasione per raccontare le proprie storie, per condividere i dettagli di un sentimento comune. Il tutto avviene in uno spazio che non è casuale: la Piazza è lo spazio emblematico del con-venire, del radunarsi; è un vuoto che amplifica un coro di voci che cantano insieme. È la lavagna perfetta su cui scrivere frasi come “Ti amo ancora”. Non a caso, secondo il Manifesto della cura, la riappropriazione dello spazio pubblico è un elemento centrale nella transizione verso una società fondata sulla cura e verso una politica dell’interdipendenza.

5. L’attivismo della gioia

Quest’opera racconta un sentimento complesso: ci sono sfumature di pentimento e di dolore, ma queste emozioni non soffocano mai del tutto la speranza e la gioia. La musica degli Eugenio è gioiosa senza essere spensierata; orecchiabile senza cadere nella banalità. Con la loro ostinata dichiarazione d’amore, gli Eugenio ci invitano ad attraversare con intensità il pathos di un rapporto incrinato per godere appieno nella prospettiva del ricongiungimento sperato. Come ci insegna Joanna Macy in Coming Back to Life, solo quando riusciamo a superare l’apatia e provare fino in fondo il nostro dolore per il mondo (che è una normale conseguenza del nostro legame con la Terra), possiamo scoprire la gioia e il piacere che ci permettono di guardare avanti con ostinata speranza. Ed è proprio questo che un attivismo efficace e coinvolgente dovrebbe fare: attraversare le molteplici sfumature emotive collettive, dalla rabbia all’angoscia; senza mai dimenticare la gioia, che è parte della vita e di ogni sua trasformazione.

6. L’ambiguità e la stimolazione della curiosità

Questo punto e il seguente sono quelli che hanno maggiormente determinato il successo mediatico dell’intervento. L’anonimato dell’intervento è forse l’aspetto che ha più gonfiato la bolla mediatica, stimolando il rincorrersi delle ipotesi e la curiosità generalizzata. La rivendicazione arriva strategicamente nel momento di massima attenzione, quando il messaggio si è già diffuso capillarmente.

7. L’universalità del sentimento

L’amore è il sentimento più universale; e l’amore romantico di coppia ne è la dimensione più mainstream. Scegliendo un linguaggio accessibile a tutt*, gli Eugenio sono riusciti ad agganciare il più ampio uditorio possibile. Soltanto dopo, quando tutti gli occhi sono puntati sulla scritta macroscopica, il dito viene puntato verso quella minuscola scritta che ci riporta a TERRA. Il cambio di prospettiva – dall’amore interpersonale a quello planetario; dal volo del drone ai piedi per Terra – è dunque guidato e graduale: capiamo che l’amore che possiamo provare per una persona in particolare non è poi così diverso da quello che ci lega, come comunità di specie e inter-specie, al pianeta che collettivamente abitiamo.

Eugenio in Via di Gioia, Terra

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